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La correlazione tra l'accordo di joint venture e lo statuto di una newco nell'ordinamento indiano

In linea generale, nell’ambito di operazioni straordinarie – fusioni, acquisizioni, costituzioni di nuovi veicoli societari - l’accordo di joint venture e i patti parasociali, stabiliscono la struttura dell’acquisizione e il funzionamento della newco/targetco/qualsiasi altro veicolo di forma ibrida che scaturisce dall’operazione; per questo motivo, di solito, vengono definiti “accordi iniziali”. Una volta costituita, la newco diviene una separata entità giuridica, governata da un suo atto costitutivo e uno statuto. Al fine di tutelare le parti e garantire la realizzazione di quanto concordato negli accordi iniziali, è importante che atto costitutivo e statuto riportino pedissequamente le previsioni degli stessi o almeno precisi riferimenti alle disposizioni necessarie.

In particolare, se si analizza la correlazione tra accordi iniziali e statuto societario nell’ordinamento indiano, si nota come nel caso di conflitto fra gli articoli degli accordi iniziali e quelli dello statuto, la giurisprudenza dia maggior valore a questi ultimi, negando la possibilità eseguire disposizioni in contrasto con lo statuto.. Tuttavia, permangono alcuni dubbi laddove le disposizione degli accordi iniziali mancano completamente dallo statuto. In questi casi si osserva un cambiamento nell’approccio giurisprudenziale che tende ad, includere le disposizioni mancanti, salvo contrarietà manifesta agli articoli dello statuto.

Lo scopo di questo articolo è quello di fare luce sull'applicazione delle disposizioni degli accordi iniziali nei casi in cui lo statuto tace su alcuni dettagli di una particolare procedura societaria.

La correlazione tra l'accordo di joint venture e lo statuto di una newco nell'ordinamento indiano

Vecchio approccio della Corte Suprema nel caso di V B Rangaraj: impedire l’applicazione delle disposizione assenti nello statuto.

La circolazione delle azioni, i cosidetti tag along rights, call e put options, i poteri degli amministratori e il funzionamento del consiglio di amministrazione sono solitamente le materie che vengono disciplinate sia negli accordi iniziali sia nello statuto. Tuttavia, non sempre i documenti sono speculari: talvolta, gli statuti includono solo una sintesi di quanto concordato negli accordi iniziali, creando così possibili conflitti fra i documenti e difficoltà di interpretazione in caso di controversia.

Nella sentenza di VB Rangaraj v. VB Gopalkrishnan & Ors. AIR (1992) SC 453, la Corte Suprema indiana ha deciso che qualora venisse omesso di includere le disposizioni dell’accordo iniziale nello statuto, esse non potrebbero più essere applicate. Di seguito una sintesi del caso: il capitale sociale di una private limited company era diviso in 50 azioni possedute in quote uguali (50:50) dai fratelli B e G di una famiglia allargata. Al tempo della costituzione, i fratelli concordarono verbalmente che i rami B e G della famiglia avrebbero sempre posseduto un pari numero di azioni (25 azioni per ramo); qualora un membro di B o G avesse voluto vendere le sue azioni, il diritto di prelazione sarebbe spettato ai membri del ramo della famiglia a cui apparteneva.

Tuttavia, i suddetti accordi verbali non erano non inclusi nello statuto e l’articolo sulla circolazione delle azioni prevedeva solamente quanto segue: Nessun nuovo membro può essere ammesso senza previo consenso della maggioranza dei membri. In caso di morte di un membro, il suo erede o i suoi eredi o la persona designata saranno ammessi come membri. Se l'erede, gli eredi o la persona designata non sono disposti a diventare membri, il capitale sociale sarà distribuito alla pari tra i membri o trasferito a qualsiasi nuovo membro con il consenso della maggioranza dei membri.

Dopo la morte dei fratelli B e G, in violazione dell'accordo verbale, uno dei figli di B vendeva le sue azioni ai figli di G. L’altro figlio di B agiva allora in giudizio, impugnando la cessione e contestando il mancato esperimento del diritto di prelazione. Dal momento che lo statuto richiedeva solo il consenso della maggioranza per il trasferimento delle azioni, e visto che tale maggioranza era stata raggiunta, la Corte rifiutò di applicare la disposizione dell'accordo verbale iniziale, in quanto lo statuto nulla riportava in tal senso.

Il ragionamento dietro a questa interpretazione considera l’accordo iniziale come un documento privato, vincolante solo le parti contraenti/azionisti, e non la società nascente da quell’accordo quale separata entità giuridica; se le parti avessero voluto che gli accordi iniziali avessero governato il funzionamento della società, avrebbero dovuto includere le disposizioni necessarie nello statuto.

Deviazione dall’approccio di V B Rangaraj: i due atti devono essere interpretati congiuntamente.

Il rigore della decisione nella sentenza di V B Rangaraj appare poco pratico, poiché non permette di applicare le disposizioni pattuite dagli azionisti originari, in perfetta conformità con il diritto commerciale indiano, solo perché non erano riportate nello statuto.

Si osserva una prima deviazione dall’approccio di V B Rangaraj nel caso di Premier Hockey Development Pvt. Ltd. v. Indian Hockey Federation (2011) OMP 92/2011 & OMP 52/2011. Nel giudizio in questione, le parti avevano stipulato uno shareholder agreement per la costituzione di una joint venture con l'obiettivo di organizzare un campionato nazionale di hockey. Tra le varie questioni sorte tra le parti, l’Indian Hockey Federation contestava una risoluzione del consiglio di amministrazione, che autorizzava il signor Rajput ad agire e ad avviare procedimenti per conto della JV, sulla base del fatto che non fosse stata rispettata la procedura contemplata nello shareholder agreement riguardo all’avviso e al quorum necessario per la riunione del consiglio medesimo. Il suddetto accordo richiedeva che venisse fornito un preavviso di almeno 10 (dieci) giorni a tutti i direttori e che fosse presente almeno un direttore nominato da ciascuna delle parti per soddisfare i requisiti del quorum.

Premier Hockey sosteneva, al contrario, che i suddetti requisiti non dovevano essere soddisfatti poichè non erano contemplati dallo statuto. Annullando la risoluzione del consiglio di amministrazione in quanto non soddisfaceva i requisiti di preavviso e di quorum previsti dall'accordo, la Corte ha ritenuto che l'accordo rientrava a pieno titolo nel quadro di norme previste per la gestione della JV e che lo statuto non poteva essere interpretato in un modo indipendente o isolato.

Una ulteriore e successiva sentenza della Corte Suprema, in Vodafone International Holdings BV v. Union of India (2012) 6 SCC 613, spiega in maniera chiara le motivazioni dietro questo cambio di approccio. La Corte ha affermato che le disposizioni dello statuto hanno precedenza indiscussa sulle disposizioni degli accordi iniziali, solo in caso di incompatibilità o di conflitto. Inoltre, ha riconosciuto che un accordo iniziale offre alle parti più flessibilità per stabilire le procedure in modo più dettagliato e ha affermato che le disposizioni di tale accordo, stipulato nel migliore interesse della società, sono valide e applicabili.

Stranamente, la sentenza della High Court di Delhi nel caso di World Phone India Pvt. Ltd. & Ors. v. WPI Group Inc. USA (2013) 178 Comp Cas 173, ha seguito il vecchio orientamento, annullando una deliberazione del consiglio approvata con una semplice maggioranza di voti, quando per la questione in discussione (vendita di azioni dell’azionista di minoranza a quello di maggioranza) l’accordo JV richiedeva il voto favorevole di ogni azionista della JV.

Conclusione

È evidente che l'ambiguità di approccio nasce dal fatto che i tribunali considerano gli accordi come documenti privati tra gli azionisti e lo statuto come documento pubblico che fornisce il quadro normativo di riferimento delle procedure societarie. Tuttavia, quando l'azionariato è posseduto integralmente dalle parti dell'accordo iniziale, è difficile capire perché le intenzioni contrattuali delle stesse non possano esser applicate anche se non riportate nello statuto. L'articolo 58 (2) del Companies Act 2013 dispone l’applicazione degli accordi contrattuali per quanto riguarda la vendita di azioni, ma si applica solo alle aziende pubbliche, per motivi non ben chiariti. Purtroppo, ad oggi, non c’è unanimità di indirizzo, poiché l’approccio di V B Rangaraj non è ancora stato scardinato.

Alla luce di quanto sopra, si consiglia di incorporare nell’atto costitutivo e nello statuto le disposizioni degli accordi inziali, o almeno fare riferimento ad esse, per evitare controversie future. Dato che le joint venture e gli accordi tra azionisti sono ormai condizione sine qua non per le complesse transazioni odierne, un overruling di V B Rangaraj permetterebbe di interpretare le relazioni tra gli azionisti in un modo più olistico.